METAFISICA

LA MATTINA ANGOSCIANTE – G.De Chirico (1912)

L’OVALE DELLE APPARIZIONI – C.Carrà (1918)

“…Ebdòmero pensò in quel momento ai sogni della sua infanzia; quando sognava di salire con angoscia e in una luce indecisa larghe scale di legno verniciato, in mezzo alle quali uno spesso tappeto soffocava il rumore dei suoi passi…poi era l’apparizione dell’orso, dell’ orso inquietante ed ostinato, che vi segue per le scale e attraverso i corridoi, con la testa bassa e l’aria di pensare ad altro; la fuga sperduta attraverso le camere dalle uscite complicate, il salto dalla finestra nel vuoto (suicidio nel sogno) e la discesa in volo planè, come quegli uomini-condor che Leonardo si divertiva a disegnare tra le catapulte e i frammenti anatomici…”

EBDOMERO – G.De Chirico (1929)

“…Mentre ascoltava questi discorsi con orecchio distratto, Ebdòmero inseguiva un ricordo che non riusciva a precisare nella sua memoria. Si ricordava vagamente una camera che non aveva finestre dalla parte del mare; dall’ unica apertura esposta al nord, ciò che conferiva all’ ambiente una luce da studio di pittore, si scorgeva in lontananza una parte di quella lunga montagna di cui l’altra parte scendeva verso il golfo, e più vicino, apparivano alcuni alberi, specialmente pini…”

EBDOMERO – G.De Chirico (1929)

“…Come il colosso di Rodi, come un colosso di Rodi infinitamente ingrandito nel sogno, i suoi piedi in fondo alle gambe scartate toccavano regioni lontanissime le une dalle altre. Fra le dita del piede sinistro, banditi messicani si davano la caccia, come belve fameliche, intorno alle rocce rese roventi dalla canicola, mentre il piede destro, lassù, calcava le regioni immacolate, in mezzo agli orsi bianchi, vegliardi obesi dal profilo di faine, dondolanti la testa davanti ai ghiacciai merlati, trinati, forati, simili ai resti di illustri cattedrali rovinate dai terremoti o dal cannone, e sulla soglia delle capanne puzzolenti, tessute con pelli di foca, Eschimesi legati come salami nelle pellicce, offrivano cortesemente le loro mogli agli esploratori in fregola…”

EBDOMERO – G.De Chirico (1929)

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